Cupola dell'Antonelli. (© Foto: M.Mormile)

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Il relatore, Mauro Trombetta
 
Mentre compie gli studi classici e quelli medici, si diploma al Conservatorio di Torino in canto sotto la guida di Elio Battaglia, in composizione con Enrico Correggia e direzione d'orchestra con Alberto Peyretti e Fulvio Vernizzi.
Debutta all'eta' di 24 anni come baritono e per 10 anni canta nei maggiori teatri italiani ed europei (Amburgo, Zagabria, Lugano, Vienna, Lilla, Nizza, Bologna, Roma, Torino, etc.).
Contemporaneamente e' Maestro del Coro in diverse registrazioni discografiche e in concerti per la Rai di Torino e Roma, nonché in numerose stagioni liriche in Italia e all'estero (Novara, Savona, Susa, Bergamo, St. Etienne, Lyon, etc).
Tiene inoltre concerti in qualita' di Direttore d'orchestra ad Assisi, Torino, Lugano, Verona, Udine. Pubblica la raccolta di brani sacri inediti di Saverio Mercadante custoditi nell'archivio della Cattedrale di Novara.
All'eta' di 30 anni inizia la carriera di organizzatore teatrale, diventando segretario artistico del Teatro Regio di Torino e in seguito Direttore dell'Organizzazione Artistica all'Opera di Roma, Direttore Artistico all'Arena di Verona, al Teatro Bellini di Catania e di nuovo all'Arena di Verona dove ha ricoperto tale carica sino al 2002.
E' stato responsabile unico per sette stagioni al Teatro Carlo Coccia di Novara per il quale ha curato le stagioni liriche e sinfoniche nonche' Direttore del Civico Istituto Musicale Brera della stessa citta'.
Ha tenuto corsi e master class sulla vocalita' e sulla gestione teatrale in Italia (Portogruaro, Pescara, Foggia, Lamezia Terme), Stati Uniti (Pittsburg, Palm Beach), Islanda (Reijkjavik), Turchia (Istanbul, Ankara) e Germania (Bad Mergentheim) ed e' presidente e/o membro di numerose giurie internazionali (Pamplona, Madrid, New York, Roma, Spoleto, Monaco, Vienna, etc.).
Ha pubblicato testi sulla teoria della musica e sulla vocalita'.
Sino al 2008 e' stato docente di canto presso l'Istituto Superiore di Studi Musicali Achille Peri di Reggio Emilia.
Attualmente e' Conseiller et Delegue' Artistique all'Orchestra Filarmonica di Montecarlo.

La relazione
 
"Lasciamo ai tedeschi l'armonia, noi italiani seguiamo la strada della melodia. Quando un compositore tedesco fa della melodia, comunque la svolge in modo di armonia e noi, quando vogliamo imitare la loro scuola altro non facciamo che una copia e snaturiamo la nostra vera identita'."
Cosi' Verdi scriveva nelle sue lettere a Ricordi ed ai suoi sodali nel commentare, talvolta amaramente, le nuove tendenze della gioventu' intellettuale italiana che stava prendendo piede nella seconda meta' dell'Ottocento e che vedeva in Wagner il suo mentore.
Dopo l'andata in scena dell'Aida, aspramente criticata, anzi sbeffeggiata dalla scapigliatura milanese, il nostro grande vecchio giura di non scrivere piu' e si ritira a S. Agata, commentando da fuori le vicende musicali italiane.
Aveva proprio ragione Verdi?
Davvero esiste una separazione cosi' evidente di concezione musicale tra la scuola tedesca e quella italiana?
Questa sera attraverso esempi dal vivo e comparazioni di ascolto di brani tratti dai lavori piu' significativi di Verdi e di Wagner, cercheremo di formare una nostra opinione in merito alle affermazioni verdiane.
Due giganti non solo della musica, ma della storia, che hanno influenzato il corso degli eventi di tutto un secolo, messi vicino, non a confronto, ne' a paragone poiché il genio di entrambi resta unico e inimitabile.

L'evento
 

 
Lunedi 14 alle ore 21 al Civico Istituto Brera serata con il M.ro Mauro Trombetta, "Armonia e melodia tra Germania e Italia - le due illustri rivali" organizzata da Paolo Carlini vice presidente dell'Associazione per i gemellaggi novaresi e l'amicizia internazionale.
I presenti sono stati proiettati con allegria e convinzione, senza paludamenti, nel mondo della lirica, da un oratore di eccezione Mauro Trombetta.
Persona nota, direttore per sette stagioni al Teatro Coccia, nonchè direttore del Civico Istituto Musicale Brera della nostra città, per citare gli incarichi vicini a noi, il M.ro Trombetta, attualmente Conseiller et Deleguè Artistique all'Orchestra Filarmonica di Montecarlo, innamorato da sempre della lirica, baritono in gioventù, con il raro dono di saper catturare l'attenzione dei presenti, la preparazione per farlo, ci ha trasportato nel mondo di Verdi e di Wagner, rendendocene partecipi.
Le trame delle opere, nella loro complessità, raccontate in modo irriverente, le curiosità, gli aneddoti, i brani musicali messi a confronto, l'atmosfera, tutto risulta accattivante.
Ricordando i passati operistici non esaltanti di Schubert, Schumann, e quello non certo fortunato di Beethoven, ha gettato le basi per poi raggiungere velocemente il tema della serata, accompagnandosi al piano, dove necessario, per meglio far comprendere i passi salienti, o portando all'attenzione della platea incisioni di Tito Schipa , Caruso e altri grandi per meglio sottolineare le diversità dei due autori. Wagner e Verdi, due persone umanamente diverse e musicalmente lontane, uniti dal grande talento musicale e anche dal fatto che entrambi non hanno frequentato il Conservatorio.
Chi il più bravo? Quale il musicalmente più dotato? Due giganti certo, ma diversi, semplicemente questo.
Wagner, che possiamo considerare il creatore del lite motiv, non fa agire i suoi interpreti: riflettono, il suo eroe s'immola, non c'è azione ma la dilatazione della musica. Ogni personaggio ha il suo motivo musicale che viene riproposto ad ogni apparizione dilatando così la musica, che giunge a vette altissime.
Wagner chiuso nel suo mondo in cui tutto è iperbole: la necessità di una vita di lusso sfrenato, incapace di controllare le spese e spoliazione di chi gli stava accanto, gli stessi eccessi che trasferisce anche nella sua musica. Wagner comincia a pensare a un'opera, ma iniziarla a scrivere è un'altra cosa, possono passare anche vent'anni fra idea e azione.
Verdi con la sua vita da agricoltore, l'occhio attento ai conti ma orecchio e testa sempre tesi alla musica, convinto che un'opera vada scritta di getto, che la trama debba arrivare alla pancia degli spettatori, li debba appassionare, avvincere. Lui che considera "Un delitto patrio musicale il fare musica alla tedesca..". Con lui la vocalità entra nell'orchestra, nell'opera italiana, ponendo la voce sopra l'orchestra e non sotto.
Verdi che rifiuta l'intitolazione del Conservatorio di Milano "...perchè non mi ci avete voluto a studiare, non capisco perchè ora". Rifiuta anche una statua a Milano in vita, ma lascia le sue sostanze, tranne qualche legato ai famigliari, per creare la casa di riposo Verdi per musicisti e artisti lirici, dove lui e la moglie Giuseppina Strepponi, riposano.
Non uno migliore dell'altro ma due musicalità e personalità diverse, forti, così come lo sono i loro caratteri e le loro vite..
Una serata diversa che ha fatto nascere nei presenti il desiderio di un biglietto per l'opera. Speriamo non resti unica.
 
piemme


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